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Il modello della consulenza finanziaria prestata da soggetti diversi da banche o altri intermediari finanziari si è sviluppato negli anni e si è affermato in tutto il mondo come approccio che consente agli investitori e alle famiglie di poter beneficiare di una consulenza senza conflitti di interesse, nella quale cioè il consulente non deve mediare tra gli interessi del cliente e quelli di un terzo (banca).
La ricerca americana sulle abitudini e le preferenze dei risparmiatori USA, effettuata nel 2004 dall’associazione Certified Financial Planner Board of Standards, sottolineava come i “Fee-only financial planner” (pianificatori finanziari remunerati a parcella) rappresentavano già in quel periodo la categoria professionale preferita da circa la metà degli investitori.
Ad oggi, secondo una recente survey di Penn Shoen Berland sempre per CFP Board, 9 americani su 10 concordano sul fatto che chi fornisce la consulenza debba mettere gli interessi dei consumatori al di sopra dei propri e debba informarli su eventuali conflitti di interesse: ciò significa che il 90% degli statunitensi apprezza la consulenza finanziaria indipendente. Nel Regno Unito nel 2013 è entrata in vigore la RDR, Retail Distribution Review, che ha imposto a tutti gli operatori del settore finanziario il divieto del percepimento di commissioni e l’obbligo della remunerazione diretta.
Questo ha portato, tra le altre cose, all’incremento della sottoscrizione da parte degli investitori di prodotti a basso costo o senza commissioni e la diminuzione di prodotti assicurativi con componente finanziaria.
In Europa, a partire dal 2007, sono state recepite due Direttive denominate MiFid (Markets in Financial Instruments Directive): la prima (2007) ha identificato la consulenza finanziaria come “servizio di investimento” primario, per esercitare la quale è necessaria una autorizzazione.
La seconda MiFid (2018) ha introdotto il concetto di “indipendenza” nella prestazione della consulenza finanziaria, ed è stata di forte impatto sull’Italia, in quanto ha dato impulso alla creazione del nuovo Albo dei consulenti finanziari con le sezioni dedicate ai soggetti dotati del requisito di indipendenza soggettiva.
Nel dibattito aperto sulla futura direttiva MiFid, si sta valutando un avvicinamento alla normativa britannica, con l’eliminazione delle commissioni ed il pagamento del servizio direttamente a parcella del servizio di consulenza. NAFOP, insieme all’associazione AssoSCF, si è espressa nelle sedi istituzionali con considerazioni a favore del modello di indipendenza “pura” (Fee-Only Fully Independent) che prevede, secondo quanto messo in atto dalla normativa italiana, il requisito di indipendenza soggettiva ed una remunerazione basata esclusivamente sull’onorario versato dal cliente.